Voce del verbo pensare;

E come ripromessa ecco con alle spalle il pomeriggio genovese, tutto solitudine (ricercata), Rene Aubry e vicoli. Non ci ho impiegato molto a cercare di perdermi, giravo per le vie principali e poi mi immettevo a casa in vicoli cercando di entrare nel cuore della città. Non ci vivrei mai, esattamente come non vorrei mai vivere in un film dell'apprezzato e stimato Tim Burton, film stupendi, geniali, ma con qualcosa che li rende sadici e lugubri. E' così, bella, ma inquietante da un lato. Quei vicoli di notte devono essere terribili e la gente che si vede passare ho idea che lo sia ancora di più. Niente a che vedere con la bella e giovane Piazza delle Erbe che di sera è una meraviglia, sempre gremita, estate, inverno che sia.
Il negozio di abiti vintage che ho trovato, niente di interessante e di estremamente bello, ma dire che ho trovato un negozio da me è una soddisfazione incredibile, anche se ometto l'ubicazione, perché con sincerità, non so se saprei ritrovarlo.

Ritrovata dopo ore, la strada maestra mi dirigo al Porto Antico, mi siedo in una di quelle panchine circolari sotto le palme e guardo per una buona decina di minuti il piccione che aveva deciso di zampettare proprio a fianco ai miei piedi, totalmente presa da ben altre preoccupazioni. Dirigendo la mia attenzione altrove, mi son resa conto che forse ero un pò fuori luogo, l'età media era circa sulla settantina. Di conseguenza, lasciando Malinconia e Dubbio seduti a fissare il piccione son scappata via.
Un giretto per vie decisamente più vive, tra colori, vestiti e un treno per tornare a Ovada preso al volo.

Così, per starsene un pò quieti con sè stessi.



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