Questo é per te! Ovunque tu sia

Me lo ricordo ancora quando lavoravo da Strada e la conobbi prendeva sempre quel piatto di pasta al pomodoro e nella sua semplicità c’era sempre qualcosa di sbagliato - doveva cucinarglielo sempre Alfonsino o al massimo Oleg e se non erano loro se ne rendeva conto subito. È sempre stato un testardo! Ma è quello che mi ha fatto avvicinare a lei, quando passava in ristorante era una gioia potermi sedere con lei e sentire le sue storie, quel periodo era oro. Mi ha sempre trattato con immenso rispetto ed io uguale, ho sempre fatto fatica a darle del tu. Lei mi ha insegnato cos’è l’amore anche se di figli non ne ha, lei mi ha insegnato ad apprezzare il vino ed il Piemonte. Lei che di tornare a Torino non me ne hai mai parlato, ma che per il suo papà aveva un’adorazione. E lo sentivo.

Ci siamo visti poco, ma sentiti sempre. Quando ero via, mandarle un messaggio con le foto di dove fossi era un pochino come farle vivere le mie storie. E la gioia più grande è stata poterle raccontare del Giappone. Di quanto la gente fosse cordiale e attaccata alle proprie radici e lei sorrideva e tra una chiacchiera e l’altra si girava una sigaretta e la fumava tossicchiando qua e là. Mi ha parlato di un’amore, una donna. Non si è comportata bene e lei era un testardo e questo è quello che la fece allontanare. Poi mi ha parlato di Londra, di tutte le storie che ha passato al Casinò, il suo amico Tony, la lista dei vini del locale dove lavorava la custodisco ancora gelosamente.

E quanto amore per sua nipote? La piccola A, vedere come mi guardava e come mi mostrava lei sul display, lo capivo, vedeva in me quello che sarebbe diventata lei, i capelli, i riccioli - “per ogni riccio un capriccio”. Ha vissuto tante vite e tante esperienze qua a Londra, ha fatto il pasticcere, il sommelier e di vini capperi se ne sapeva. Come ne sapeva delle arti marziali e dell’arco. Quando ancora era in salute, mi ricordo che una volta mi fece vedere Lei, la spada, è la grinta con cui la sfilò dal fodero, si vedeva che era un’estensione del suo braccio. 

Mi ha sempre trattata come una figlia e qui a Londra forse ne avevo bisogno. Mi ricordo quando qualche settimana fa mi ha chiesto che cosa volessi della nostra amicizia. Non sono riuscita a risponderle altro che il portachiavi che mi aveva regalato con l’immagine della chiesa a Torino era già perfetto. Ma in realtà ho tanti ricordi nel cuore e nella mente. Sempre quel giorno mentre le stringevo la mani le chiesi: “Signor Marino a cosa pensa?” “Nicoletta, amore mio, penso alla vita” con tono di rimprovero, scuotendo leggermente il capo e si girava a guardarmi con quegli occhi azzurrissimi come se volesse sotto intendere qualcosa della quale io non sapevo niente, ma lui quando mi guardava così sapeva che in cuor mio capirò e che probabilmente realizzerò in mesi, od anni. 

Non mi ha mai parlato di musica, ma di quanto amasse i suoi libri. La lettura e vivere altre vite tramite i suoi libri. Voleva conoscere il mio papà, sapeva quanto bene gli voglio e aveva pronta per lui una raccolta di libri sugli alpini. Lei era sempre pronto a dare qualcosa e questo è la cosa principale che mi ricorderò di lei. Voglio vivere la giornata onorandola in qualsiasi maniera possibile. Voglio portare in giro quella umanità che lei diceva sempre che mi caratterizza. 


La penso già in Giappone adesso. Ai piedi del monte Fuji, pronto per questa nuova scalata lamentandosi sicuramente di qualcosa :) , 

Marino, la ringrazio di essere stato un buon amico. 
Ci rivedremo in un’altra dimensione. Ne sono sicura. 
Le voglio bene!

Commenti

Post popolari in questo blog

E il valore (scontato ) delle piccole cose...-.-

National Museum of the American Indian

When there is nothing else to burn, you gotta set yourself on fire.